Nel mondo ogni anno oltre un milione di donne si sottopongono a un’operazione di mastoplastica additiva, più di cinquantamila solo in Italia. Un dato che rispecchia l’importanza che ha il seno nella vita di una donna: è il simbolo della femminilità.

Non stupisce perciò che siano così tante le richieste per sentirsi meglio e correggere una genetica che è stata avara, oppure rinforzare un seno che si è svuotato a causa di un dimagrimento o una gravidanza.

Tante operazioni eseguite ogni anno hanno creato una letteratura corposa e approfindita sulla mastoplastica, e anche stimolato la ricerca scientifica sulle protesi, che continua a evolvere verso prodotti sempre più performanti, sicuri e dall’aspetto naturale.

Si tratta di un’operazione chirurgica, un atto medico. Dunque, è fondamentale affidarsi a professionisti preparati e di solida reputazione.

Ogni donna ha un suo torace, una sua anatomia ed è compito del dottore guidare la scelta delle protesi più adatte, definire il loro posizionamento, e l’accesso chirurgico più idoneo.

Dove posizionare le protesi

La scelta del posizionamento, come ogni decisione è condizionata dall’anatomia della paziente.

L’impianto sottomuscolare, cioè l’inserimento delle protesi sotto i muscoli pettorali, è più adatto a donne molto magre, con un seno poco sviluppato.

L’impianto retroghiandolare, cioè con le protesi posizionate sopra i muscoli pettorali, d’altra parte, è più veloce e meno doloroso, ma è più adatto a donne che hanno una ghiandola più sviluppata e tessuto mammario più pronunciato.

La tecnica dual plane, infine, prevede di inserire la parte superiore della protesi sotto al muscolo, lasciando quella inferiore tra il muscolo e le ghiandole, così da formare un polo inferiore più rappresentato.

Anche per l’inserimento esistono diverse soluzioni, da valutare caso per caso. A seconda delle dimensioni e della pigmentazione dell’areola, le incisioni possono essere effettuate nella zona di confine tra areola e cute (periareolare) oppure nella piega al di sotto della mammella (solco inframammario), oppure nella zona ascellare.

I confini dell’equilibrio

Infine, la scelta della protesi. Come dico sempre: ogni piede ha la sua scarpa. Nella scelta della dimensione e della forma della protesi non bisogna mai dimenticare canoni di equilibrio e armonia.

La base delle protesi deve essere consona alle dimensioni del torace e la dimensione deve tenere conto delle dimensioni della mammella presente.

Nella scelta della dimensione delle protesi interviene anche un altro fattore anatomico fondamentale: la posizione del capezzolo deve rimanere naturale, centrale. L’ideale è a 5-7 centimentri di distanza dal solco mammario. Se si eccede nella dimensione delle protesi, il rischio è quello di avere un risultato poco stabile e anche poco gradevole. Per questo è fondamentale leggere le dimensioni della paziente, perché il lavoro migliore è quello che non si vede.

La qualità ripaga sempre

Le storie di tette che esplodono in aereo sono barzellette. Ma è vero che protesi più performanti garantiscono risultati migliori, anche sul lungo periodo.

Nel nostro studio non accettiamo mai compromessi nella scelta dei materiali. Siamo tra i primi studi in Italia a usare le protesi ergonomiche di ultima generazione (della azienda americana Motiva, per chi fosse interessato ad approfondire). Sono protesi che garantiscono un risultato eccellente in termini di estetica, perché creano un seno che si muove come uno naturale. Inoltre, offrono un’elasticità estrema che permette al chirurgo di inserirle attraverso un’incisione di pochi centimetri, con tutti i vantaggi di avere una cicatrice praticamente invisibile. In più, c’è la possibilità di dotarle di un microchip interno che permette di recuperare a distanza di anni (tanti anni) informazioni inerenti all’impianto utili per i medici che si occuperanno della paziente in futuro. Una sicurezza in più per chi ha deciso di prendere in mano la situazione, e regalarsi un décolleté su misura.

a cura di Alessandro Gualdi