L’Italia in lutto: la matita si è spezzata
Scompare a 94 anni una delle figure più irriverenti e amate del giornalismo italiano, l’uomo che ha trasformato la vignetta…
Scompare a 94 anni una delle figure più irriverenti e amate del giornalismo italiano, l’uomo che ha trasformato la vignetta in un’arma
L’Italia piange Giorgio Forattini, il vignettista che ha graffiato mezzo secolo di storia. Un silenzio inatteso, pesante, è calato oggi sulla satira italiana. A Milano, all’età di 94 anni, si è spento Giorgio Forattini, l’uomo che con la sua matita e un tratto inconfondibile ha scandagliato e messo alla berlina i vizi e le virtù della nostra classe politica per quasi cinquant’anni, elevando la vignetta a forma d’arte e pungente commento quotidiano. La notizia della sua scomparsa ha toccato il cuore di tanti, lasciando un vuoto che appare incolmabile nel panorama culturale e giornalistico del Paese.
Una carriera rivoluzionaria
“Senza falsa modestia, dopo Guareschi credo di venire io nella classifica dei protagonisti della satira italiana dell’ultimo secolo”, era solito dire Forattini, e a ben vedere, la sua non era affatto una falsa modestia. Romano di nascita (1931), dopo studi classici e un breve passaggio ad Architettura e Accademia di Teatro, la sua vita ha preso una strada tortuosa, lavorando come operaio in raffineria e poi come rappresentante, prima di approdare al giornalismo in età matura. È il 1973 quando, quarantenne, vince un concorso a Paese Sera come disegnatore di fumetti, ma la sua vera vocazione esplode poco dopo: la satira politica. Le sue vignette, pubblicate per la prima volta in prima pagina e con cadenza quotidiana, rivoluzionano il mestiere, trasformandolo in un appuntamento fisso per milioni di lettori.
Il cordoglio e l’eredità
Attraverso le colonne dei più importanti quotidiani e settimanali italiani – da La Repubblica a La Stampa, da Il Giornale a Panorama e L’Espresso – Forattini è diventato il cronista implacabile della Prima e poi della Seconda Repubblica. Il suo pennello non ha risparmiato nessuno: da Andreotti a Craxi, da Berlusconi a Prodi, ha spogliato i potenti dei loro paludamenti e li ha trasformati in figure grottesche, ma sempre riconoscibili, sintesi visive di un potere spesso ipocrita e autoassolutorio. Il suo tratto era una lama affilata che, con pochi sapienti segni, catturava l’essenza di un personaggio e di un momento storico, spesso suscitando polemiche e, talvolta, azioni legali, ma ribadendo sempre la sua statura di artista libero e irriverente. Sono innumerevoli i messaggi di cordoglio che in queste ore affollano i social media e le pagine dei giornali. Il celebre scrittore e polemista Marcello Veneziani commenta, visibilmente commosso: “Con Forattini se ne va una parte della nostra coscienza critica. Era l’occhio più tagliente e disincantato con cui abbiamo guardato la politica per decenni. Le sue vignette non erano solo battute, erano pagine di storia disegnata.” Ci lascia un patrimonio di decine di migliaia di vignette e una lezione fondamentale: la satira non è un optional, ma uno specchio indispensabile in una democrazia che vuole dirsi viva. Il Re della Satira si è congedato in silenzio, ma il suo graffio resterà per sempre impresso nella memoria collettiva.
A cura di Dario Lessa
Seguite Novella 2000 anche su: Facebook, Instagram e X