L’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale” stila decalogo ‘incubi tecnologici’: un italiano su 3 ossessionato dalle telecamere in casa, sul podio anche smartphone e allarmi connessi.

Cybersicurezza, cosa sappiamo sulla “sindrome dello spiato”

Qualche esperto del settore parla già di ‘sindrome Stefano De Martino’, vittima di spionaggio a casa della fidanzata Caroline Tronelli. Le telecamere dell’abitazione sarebbero state violate a seguito di un attacco hacker e le immagini diffuse successivamente online. << italiano su 3 oggi ha paura di essere spiato tra le mura domestiche: dispositivi di videoserveglianza privati, allarmi di casa, videocitofoni sono tutti strumenti esposti a internet e troppo spesso privi degli adeguati aggiornamenti di sicurezza>>, è quanto emerge da una ricerca dell’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale” diretto dall’esperto di cybersecurity Matteo Adjimi.

L’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale” ha perciò stilato la classifica dei ’10 incubi tecnologici’ per gli italiani, analizzando un campione di 500 cybernauti italiani che hanno fatto ricorso alla consulenza di Argo Spa, azienda leader nel settore della cybersecurity e dell’intelligence specializzata in consulenze strategiche per imprese. In testa non possono mancare gli smartphone (39% del campione): i telefoni moderni sono un bersaglio perfetto: integrano microfono, fotocamera, geolocalizzazione e accesso a ogni account personale. L’installazione di spyware o trojan può avvenire in modo quasi invisibile, spesso tramite un link inviato via SMS o app di messaggistica, oppure attraverso app non ufficiali che sfruttano vulnerabilità del sistema operativo. Secondo l’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale” il 39% degli italiani teme le conseguenze quando utilizza proprio smartphone.

Al secondo posto troviamo le telecamere domestiche e i sistemi di allarme connessi (secondo il 33%). Molti dispositivi di videosorveglianza privati, come telecamere in rete, videocitofoni e sistemi di allarme connessi vengono spesso installati con credenziali predefinite o prive di adeguati aggiornamenti di sicurezza, consentendo a chiunque sappia usare un motore di scansione come Shodan di accedere ai flussi video.

Mai sottovalutare le microspie digitali (per il 28%) che avendo la dimensione di una moneta possono essere facili da posizionare e difficilissime da individuare. Per la ricerca dell’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale”, al quarto posto (per il 23% del campione) troviamo altri strumenti moderni come gli smart speaker e assistenti vocali, sempre più presenti tra le quattro mura. In questo caso, la funzione di “ascolto continuo” potrebbe condurre alla registrazione ed all’invio ai server di riferimento parti di conversazioni che dovrebbero restare privati.

Quinta posizione in classifica per il WI-FI domestico esposto (secondo il 21% della ricerca): un Wi-Fi non protetto perché ha password obsolete e un firmware non aggiornato o con protocollo WPS attivo rappresenta un invito aperto per attacchi. Vicinissimi nella graduatoria dei ‘10 incubi tecnologici’ i veicoli connessi e i sistemi di guida assistita (19%): dalle auto con guida assistita, agli autobus controllati da sistemi autonomi, la presenza umana sta progressivamente scomparendo dal trasporto quotidiano. L’intelligenza artificiale decide frenate, traiettorie e priorità, affidandosi a sensori e telecamere che raccolgono costantemente immagini, posizione e dati biometrici dei passeggeri. Un guasto software, un attacco informatico o un errore di algoritmo può trasformare un mezzo connesso in un rischio collettivo. Più indietro poi troviamo, al settimo posto, i dispositivi wearable e sensori bioritmici (per il 14% del panel) e quindi tutti i vari smartwatch, braccialetti fitness, sensori biometrici e occhiali intelligenti che raccolgono una grande quantità di dati ma non sono ancora considerati un’enorme minaccia.

Ottavo posto per le Smart TV e tutta la domotica domestica (secondo l’11% del campione) che in famiglia spesso sono usati tutti i giorni. Dalle TV ai frigoriferi e forni connessi che non vedono l’ora di spedire preferenze e abitudini dei consumatori ai produttori. Nono posto per la vulnerabilità dell’identità digitale (per il 7%). Le tecnologie di intelligenzaartificiale generativa hanno reso possibile riprodurre voce e volto con un realismo impressionante. Oggi bastano pochi secondi di audio o un breve video per clonare un’identità.

Un po’ a sorpresa visto il momento storico in cui ci troviamo, chiude la classifica dei ’10 incubi tecnologico’ l’AI nella corrispondenza. Infatti solo il 5% degli italiani è preoccupato dall’inserimento dell’intelligenza artificiale nei sistemi di posta elettronica che comporta nuove vulnerabilità che possono mettere in pericolo la sicurezza e la tutela della privacy. L’AI, dovendo analizzare i contenuti dei messaggi, può esporre i dati sensibili a furti o utilizzi impropri. Allo stesso tempo, gli attaccanti possono sfruttare la tecnologia per generare campagne di phishing estremamente realistiche e personalizzate ma non è in cima alla lista degli incubi tecnologici degli italiani secondo la ricerca dell’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale”.

<<Gli “incubi tecnologici” presenti nella classifica del nostro Osservatorio non sono paure irrazionali: sono realtà quotidiane, silenziose e pervasive. Le difese efficaci nascono solo dalla consapevolezza, dalla verifica tecnica e dalla capacità di rilevare ciò che non si vede. Argo supporta aziende e privati con attività di bonifiche ambientali e informatiche, audit di sicurezza e controllo delle superfici digitali>>, ha concluso Matteo Adjimi, direttore dell’ “Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale” e Presidente di Argo SpA.

<<La “sindrome dello spiato” mi sembra un po’ l’anticamera della paranoia. Spesso ci possono essere situazioni di questo genere, specialmente tra persone che hanno una certa tendenza ad essere negative. Noi possiamo essere positivi o negativi, secondo quello che ci viene insegnato, secondo il tipo di educazione che abbiamo ricevuto e il tipo di situazione che magari abbiamo avuto in famiglia>>. È il commento della dottssa Serenella Salomoni, Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa ed esperta in Terapia di Coppia.

Le fa eco Samantha Vitali, psicologa e psicoterapeuta: <<La “sindrome dello spiato” è un fenomeno che nasce da due elementi: da un lato, una base reale — perché i casi di violazione della privacy e di hackeraggio esistono davvero, come abbiamo visto anche nel caso che ha coinvolto il presentatore Stefano De Martino — e dall’altro un aspetto psicologico, legato al senso di vulnerabilità e di perdita di controllo che molti provano di fronte a una tecnologia sempre più presente nella vita quotidiana. Da una parte vogliamo sentirci protetti, dall’altra ci sentiamo osservati. Quando questa sensazione diventa costante, può generare ansia, ipervigilanza, difficoltà a rilassarsi e un generale senso di diffidenza>>, ha concluso la psicologa Samantha Vitali.