Il 10 ottobre 2025 segna il ritorno di Annalisa con “Ma io sono fuoco”, un disco ricco di energia, dai suoni retrò e verità personali. Undici tracce potenti, tutte con un potenziale da hit, che confermano il momento d’oro dell’artista e rilanciano la sua proposta musicale in chiave più profonda e consapevole.

L’album di Annalisa “Ma io sono fuoco”

Ma che album ha realizzato Annalisa? Questa è l’esclamazione non appena concluso il primo ascolto del suo nuovo progetto discografico, “Ma io sono fuoco”.

Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti. In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, Annalisa spiega che quel “ma” è una reazione agli eventi, anche spiacevoli, che possono però diventare opportunità. Un’evoluzione rispetto al precedente disco “E poi siamo finiti nel vortice”, dove raccontava il lasciarsi andare. Qui, invece, la volontà di essere parte attiva del cambiamento.

Il fuoco, simbolo del disco, è trasformazione. Non a caso, nella copertina troviamo anche una tigre, ispirata a Borges: “Il tempo è un fiume, una tigre, un fuoco… ma sono io quel fuoco”. Un concetto poetico che si riflette in ogni traccia.

Musicalmente, Annalisa si immerge in un genere elettronico caldo che richiama gli anni ’80, ma non provoca l’effetto ‘nostalgia’ che alcuni potrebbero pensare. I suoni, rispetto al precedente disco riflettono un’emotività differente.

Brani come “Maschio” e “Piazza San Marco” (in duetto con Marco Mengoni) si sono già fatti notare, ma l’intero album è coeso e potente, capace di alternare leggerezza pop e profondità.

Nei testi, Annalisa riflette anche sul giudizio sociale e sulla facilità con cui oggi si creano “verità assolute”, spesso via social. Non a caso, ci sono diversi riferimenti religiosi: non dogmi, ma strumenti per parlare di empatia, vulnerabilità e comprensione.

Nel brano “Delusa” si ascolta: “Credo che Gesù fosse una lei delusa”. Non si tratta di una provocazione, ma un modo per parlare di tradimento e disillusione con un linguaggio più emotivo e moderno.

Anche “Avvelenata” (scritta con Paolo Antonacci) si distingue: un omaggio non dichiarato al maestro Francesco Guccini, mentre “Esibizionista” richiama volutamente Rettore, segnando un legame tra presente e passato musicale, così come Raffaella Carrà. Ma i riferimenti sono davvero tantissimi!

L’artista nel precedente progetto si lasciava travolgere dagli eventi, con “Ma io sono fuoco” decide di essere la fiamma e protagonista attiva. C’è coraggio, ironia pungente e consapevolezza.

Questo album non chiede di piacere a tutti, ma parla a chi è disposto a guardarsi dentro, a chi accetta le proprie sfaccettature e vuole trasformarle in forza.

“Ma io sono fuoco” non è solo un disco: è un’esperienza emotiva e sonora che conferma Annalisa come una delle voci più rilevanti del pop italiano contemporaneo.