L’esempio illuminante dello scrittore Errico Buonanno descrive brillantemente la teoria: la storia del rapinatore “invisibile”

Cos’è il “Dunning–Kruger effect”? È uno studio che teorizza un concetto apparentemente banale ma che dovrebbe invece far riflettere, soprattutto in questa era dei social. In poche e semplici parole il concetto è il seguente: lo stupido non sa di essere stupido, anzi più lo è è più è forte la sua convinzione di essere un genio. Per spiegare questo fenomeno ci allacciamo a un esempio illuminante fornito dall’autore televisivo e scrittore Errico Buonanno attraverso una storia ispirata da un post di Manuel Persiani.

Il rapinatore “invisibile”

Il 6 gennaio 1995, a Pittsburgh, il signor McArthur Wheeler, con la complicità del suo amico Clifton Earl Johnson, rapinò due banche a volto completamente scoperto. Le immagini delle telecamere di sicurezza erano chiarissime e permisero alla polizia di individuarlo in capo a poche ore. Quando però gli agenti si presentarono a casa sua, Wheeler rimase a bocca aperta: come avevano fatto a riconoscerlo, se prima delle rapine lui e il suo amico si erano spalmati in faccia del succo di limone?

Ai poliziotti perplessi, raccontò che Johnson gli aveva assicurato che il limone rendeva invisibili. Proprio come succede quando si scrive col succo su un foglio di carta, e la scritta non si vede finché non viene riscaldata con una candela, ecco, lo stesso avveniva con i volti delle persone: se non ci si avvicinava a una candela, l’invisibilità era assicurata. Per esserne certo, Wheeler aveva pure fatto una prova: si era scattato una polaroid, ma per sbaglio aveva inquadrato il soffitto. Guardando la foto (in cui in effetti non appariva nessuno), aveva avuto la conferma della trovata geniale.

Lo spunto per una ricerca universitaria

Come rapinatori, McArthur Wheeler e Clifton Earl Johnson furono disastrosi. In compenso, però, fornirono lo spunto per una ricerca universitaria interessante. Nel 1996, il professore di psicologia sociale della Cornell University David Dunning pubblicò un articolo in cui si affermava: «Se Wheeler era troppo stupido per essere un rapinatore, forse era anche troppo stupido per sapere di essere troppo stupido per essere un rapinatore. Ovvero: la sua stupidità gli impedì di essere cosciente della sua stupidità». Con il suo allievo Justin Kruger, nel 1999, Dunning condusse un lungo studio che terminò nella teorizzazione di ciò che oggi è noto come “Dunning–Kruger effect”. Ovvero: lo stupido non sa di essere stupido. E anzi: più è stupido, più è convinto di essere un genio. 

Meditate gente, meditate. 

Dario Lessa