La battaglia legale per il patrimonio dello storico batterista dei Pooh si sposta in appello, concentrandosi esclusivamente sulle questioni finanziarie

Un pensiero comune circola tra gli amici di Stefano D’Orazio e pare sia esattamente il medesimo anche dei suoi compagni con cui formava il gruppo dei Pooh, ovvero un senso di oppressione e tristezza sul fatto che una questione così privata come l’eredità lasciata da Stefano venga ribaltata e rimbalzata come una notizia di cronaca. 

Il pensiero che circola è che “Stefano era un grande artista e come tale andrebbe ricordato”. San Basilio diceva che il denaro è lo sterco del diavolo e probabilmente non aveva torto. Anche il direttore di Novella 2000 Roberto Alessi commenta: “È una situazione terribile. È brutto che il nome di un grande artista venga ricordato per questa storia e non per il suo grande valore creativo». 

Nella cerchia di amicizie e compagni di vita c’è la consapevolezza che quanto sta accadendo stia spostando l’attenzione dal dolore di una perdita a questioni più temporali. “Ed è davvero un peccato che sia così. In una situazione del genere la cosa migliore sarebbe cercare di parlarne il meno possibile”, ci dicono. 

Il processo

Passando alla trasposizione dei fatti, è ufficialmente iniziato davanti alla Corte d’Appello di Roma il secondo grado del delicato processo sull’eredità di Stefano D’Orazio, l’indimenticabile batterista dei Pooh tragicamente scomparso nel 2020 a causa delle complicazioni sopraggiunte dopo l’infezione da Covid. La vedova del compianto musicista, Tiziana Giardoni, ha promosso l’attuale ricorso, il quale non mette più in discussione il fondamentale riconoscimento di paternità di Francesca Michelon, ormai acclarato dai precedenti accertamenti giudiziari. Questa nuova fase processuale verterà in maniera esclusiva su questioni di natura strettamente economica, legate alla controversa divisione del patrimonio lasciato dal celebre artista.

In primo grado, i giudici capitolini avevano stabilito in modo definitivo che la signora Michelon fosse la figlia biologica di D’Orazio, grazie al risultato inoppugnabile del test del DNA che aveva definitivamente chiarito ogni dubbio sulla questione. A seguito di tale accertamento, la corte aveva annullato il testamento redatto dal musicista nel 2016 e disposto che l’intera eredità venisse ripartita equamente tra la figlia Francesca e la vedova Tiziana Giardoni. In quell’occasione, la signora Giardoni era stata altresì condannata a versare una somma di 60mila euro come risarcimento per i danni esistenziali subiti dalla figlia riconosciuta.

Ribaltamento dei ruoli

Adesso, nel ricorso presentato per l’appello, la signora Giardoni chiede un clamoroso ribaltamento dei ruoli, avanzando una richiesta di risarcimento di ben 100mila euro per i danni esistenziali che dichiara di aver subito. Secondo la vedova, la complessità dei rapporti tra Stefano D’Orazio e Francesca Michelon deriverebbe principalmente dal comportamento della ragazza. 

Questo processo in secondo grado si preannuncia quindi come una complessa e aspra battaglia legale che cercherà di fare piena luce su tutte le delicate sfaccettature finanziarie di questa triste vicenda familiare.

Gli amici di Stefano non si schierano, come noi del resto, ma la vicenda addolora: “probabilmente i più addolorati sono i Pooh”.

Dario Lessa