L’attore svela aneddoti dal set, il suo personaggio omosessuale e la lunga storia d’amore con Giulia, tra famiglia, lavoro e sogni

Sul set de Il Paradiso delle Signore, Filippo Scarafia è quasi di famiglia: sono passati dieci anni dalla sua prima apparizione nel serale del 2014, quando aveva «baffetti incredibili, 20 kg in meno e meno capelli bianchi». Ride mentre lo racconta. Il Paradiso l’ha forse fatto invecchiare? «No, quello l’ha fatto il tempo», risponde pronto. Il suo Roberto Landi, co-direttore del grande magazzino insieme a Marcello Barbieri (interpretato da Pietro Masotti), sta vivendo una stagione particolarmente delicata. «Quest’anno parte con un vuoto importante: l’addio del suo fidanzato Mario. Vive una relazione omosessuale negli anni Sessanta, quindi inevitabilmente segreta, e questo lo porta a non poter essere se stesso al cento per cento. È una fonte di frustrazione costante».

Qualcuno dei suoi colleghi al Paradiso è a conoscenza della sua omosessualità?

«Marta (Gloria Radulescu, n.d.r.) ma c’è una sorta di rigore: le cose non si chiedono. Raccontiamo un periodo storico molto pudico, molto attento. Se io non ti parlo di una cosa, tu non me la chiedi, soprattutto se è così delicata»

Come si è sentito quando le hanno proposto di interpretare un personaggio omosessuale?

«Lo trovo un personaggio come gli altri. Devi ricreare qualcuno sul set, che viva una relazione omosessuale o eterosessuale. Io penso a quello che ho vissuto, che vivo. Interpretare un omosessuale ti dà solo vantaggi: accresce la sensibilità rispetto a una tematica molto importante e ancora oggi raccontata in un un certo modo»

Quale?

«Ancora oggi, nelle sceneggiature più moderne, si legge: “Roberto Landi, ha un segreto’”. E quel segreto è spesso l’omosessualità. Questo mi fa ragionare su come viviamo questa cosa. Se racconti la storia di un omosessuale partendo dal presupposto che quello sia un segreto, qualcosa da tenere nascosto, è terribile, sbagliato e brutale. È su questo che dovremmo ancora crescere»

Roberto è spesso il consigliere di tutti al Paradiso, mentre gli altri si realizzano sentimentalmente.

«E questo accresce la frustrazione. Ascoltare tutte le storie degli altri e non riuscire a realizzarsi, soprattutto dopo essersi separato dall’amore della propria vita, è inevitabilmente molto triste»

Lei invece è fidanzato?

«Da undici anni, dalla prima stagione del Paradiso. La mia ragazza, Giulia, fa la dentista»

La domanda è inevitabile: dopo undici anni con Giulia, la sposa o no?

«Preferirei dei figli al matrimonio. Non perché non ci tenga, ma siamo cresciuti praticamente insieme. Il matrimonio sarebbe solo una festa, un puntino sulla i. Non ho bisogno di sposarmi per sentirmi unito a lei, abbiamo passato talmente tante cose insieme…»

Come vi siete conosciuti?

«Siamo entrambi di Arezzo. Lei era fidanzata con un altro quando io la “puntavo”. Non ero il terzo incomodo però. Quando finalmente si è lasciata siamo usciti insieme. Lei mi disse: “Guarda, non credere che finiremo per stare insieme”. Undici anni dopo, glielo rifaccio ancora per ridere»

Giulia si è trasferita a Roma per lei?

«Sì, si è trasferita per amore e lavora come dentista. Lavora tanto, così se torno prima di lei, cucino, faccio la spesa, gestisco la donna delle pulizie. Quando lo racconto a pranzo dai suoceri, Anna, mia suocera, dice: “Eh vabbè, ma Giulia lavora”. Io esco alle sei del mattino, torno alle sei di sera, studio dieci scene per il giorno dopo…»

Dopo così tanto tempo passato “in Paradiso” non teme che il suo entusiasmo possa calare?

«I nuovi stimoli sono fisiologici, ma qui si sta talmente bene che subentra anche una questione di affetto e benessere. È come essere al liceo la mattina: c’è l’ impegno, ma anche la spensieratezza. E poi non credo che il mio personaggio sia risolto, non è ancora il momento di andarmene»

Cosa vorrebbe per il futuro di Roberto?

«Mi piacerebbe che provasse un affetto, un amore per un’altra persona, che ci riprovasse almeno. Ma vorrei anche un conflitto. Gli attori cercano sempre il conflitto dei propri personaggi. Io vorrei una problematica da affrontare per sensibilizzare ancora di più, per far capire nell’arco di una stagione che non c’è nessun problema nell’omosessualità, anche se il pubblico l’ha capito bene. Anzi, Roberto è un personaggio amato al punto che per strada mi fermano per chiedermi consigli, di relazione o qualsiasi altra cosa. Io non saprei rispondere, ma Roberto sì»

La sua famiglia come ha accolto la sua scelta di fare l’attore?

«Mi hanno spinto loro! Il papà fa il medico, la mamma è in pensione ma lavorava nel settore commerciale. Mi hanno trasmesso l’amore per l’arte. A nove anni volevo fare tutto: il pilota come il nonno, il dottore come il babbo, il pompiere e pure l’Uomo Ragno! Loro mi hanno iscritto ad un’accademia e da lì ho cominciato a studiare. Il cinema, del resto è un affare di famiglia»

In che senso?

«Ho un fratello più piccolo di tre anni, animatore grafico per un’azienda che lavora per Disney. Vive a Firenze, lavora in smart working, e viene da me il giovedì. Abbiamo un rapporto pazzesco: siamo tutti e due malati di cinema, ci sentiamo sedici volte al giorno. Ci vediamo anche ad Arezzo, che è la mia città e la mia ancora alla realtà: è una città piccola, se fai un lavoro così elitario come quello dell’attore lo sanno tutti. Ma la cosa bella è che tutti ti riportano subito coi piedi per terra. Io non sono “quello che fa l’attore”. Sono solo Filippo»

Margherita Fiori

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