Hamas in Italia: dai covi di Milano ai pc murati, l’inchiesta che scuote la rete di Hannoun
Tra le colline di Genova e i centri del nord, l’indagine svela i segreti tecnologici e il silenzio della famiglia…
Tra le colline di Genova e i centri del nord, l’indagine svela i segreti tecnologici e il silenzio della famiglia dell’architetto arrestato
Oltre l’ex fabbrica abbandonata sul fiume dove campeggia ancora l’incisione del 1939, le abitazioni finiscono e lasciano spazio soltanto alla strada stretta e interrotta dai detriti. L’aria umida e gelida sale lentamente dal rio dell’alta Val Polcevera mentre una bandiera della Palestina sventola solitaria dal primo piano di una piccola casetta rosa. Ci troviamo a Ceranesi, nella frazione di Santa Marta, un borgo isolato che si raggiunge dopo trenta minuti di curve tortuose sopra la città di Genova. In questo luogo viveva Mohammad Hannoun, l’architetto a capo dell’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, prima che la Digos lo portasse definitivamente in carcere.
Le tende bianche rimangono rigorosamente chiuse mentre il fumo grigio esce dal camino, segnale evidente che qualcuno si nasconde ancora dentro quelle mura cariche di tensione. Fatima, la moglie del fondatore dell’associazione, osserva il silenzio insieme ai suoi due ragazzi dopo aver subito una perquisizione durata moltissime ore tra le stanze. La figlia maggiore ha conseguito la laurea in lingue soltanto pochi giorni fa, mentre il fratello più piccolo cerca di proseguire faticosamente i suoi studi universitari. Nonostante la pesante accusa di terrorismo, i familiari scelgono di non rilasciare dichiarazioni ufficiali limitandosi a professare una totale fiducia nel lavoro dei giudici italiani.
L’inchiesta si estende da Milano fino a Sassuolo
Gli investigatori considerano questa abitazione isolata come uno dei diciassette luoghi strategici dove la cellula potrebbe aver occultato le prove documentali dei presunti finanziamenti illeciti. L’inchiesta si estende da Milano fino a Sassuolo, toccando quindici diverse città italiane dove gli agenti hanno effettuato blitz mirati per smantellare l’intera organizzazione logistica. Il dettaglio più inquietante emerso dalle indagini riguarda la presenza di computer sofisticati che i sospettati avrebbero nascosto con cura direttamente dentro le intercapedini dei muri. Questi dispositivi tecnologici rappresentano il cuore pulsante delle indagini, poiché potrebbero contenere i flussi finanziari diretti verso le milizie di Hamas attraverso canali apparentemente umanitari.
Le autorità hanno concentrato le operazioni su due punti nevralgici nel territorio genovese, colpendo sia la residenza privata di Ceranesi sia la sede ufficiale dell’associazione a Bolzaneto. Gli inquirenti ricostruiscono ora la fitta rete di contatti che l’architetto Hannoun gestiva per raccogliere fondi, sospettando che la solidarietà fosse solo una copertura per scopi bellici. La vita tranquilla di questa frazione montana si è interrotta bruscamente due mattine fa, lasciando i vicini increduli davanti al dispiegamento di forze dell’ordine e reparti speciali. Mentre la magistratura analizza i dati informatici sequestrati, la casa rosa resta sorvegliata a distanza, custode silenziosa di segreti che potrebbero ridisegnare la mappa del terrorismo internazionale.