Salerno, il Fisco chiede le tasse al bambino che non c’era: l’assurda cartella esattoriale per il 2017

Immaginate lo stupore di un padre salernitano quando, aprendo la consueta posta ordinaria, si è ritrovato tra le mani una richiesta di pagamento destinata al figlio giovanissimo. La busta ufficiale dell’Agenzia delle Entrate non lasciava spazio a dubbi interpretativi, indicando chiaramente il nome del piccolo per un presunto debito fiscale relativo a tasse arretrate. La vicenda assume contorni decisamente grotteschi nel momento in cui si legge l’annualità contestata, ovvero il duemila diciassette, periodo in cui il bambino non era ancora venuto al mondo.

Inizialmente la famiglia ha ipotizzato il classico caso di omonimia, ma i controlli successivi hanno confermato che i dati anagrafici corrispondevano perfettamente a quelli del minore destinatario. Il genitore ha setacciato ogni riga della documentazione ufficiale, scoprendo con amara ironia che lo Stato esigeva il pagamento dell’Irpef da un soggetto nato diversi anni dopo. Secondo alcune indiscrezioni che circolano negli uffici della città campana, il disguido potrebbe derivare da un clamoroso cortocircuito dei sistemi informatici che incrociano i vecchi dati familiari.

La famiglia prepara il ricorso

Mentre la burocrazia sembra ignorare le leggi elementari della biologia, i legali della famiglia stanno preparando un ricorso per annullare l’atto tributario dell’Agenzia delle Entrate. Questa incredibile storia solleva interrogativi inquietanti sulla precisione degli algoritmi digitali, capaci di trasformare un bambino in un contribuente moroso prima ancora del suo primo vagito. Molti cittadini osservano con crescente preoccupazione questo episodio di cronaca, temendo che la foga della riscossione possa generare altri errori madornali simili a questo paradosso salernitano.

Resta l’amaro in bocca per una situazione paradossale che costringe onesti cittadini a difendersi da accuse palesemente impossibili, sprecando tempo e risorse in battaglie legali surreali. La speranza della famiglia è che l’amministrazione finanziaria riconosca immediatamente l’errore palese senza costringere il piccolo contribuente a una lunga e costosa trafila giudiziaria nelle aule competenti. La cronaca locale continua a seguire il caso, aspettando una risposta ufficiale che possa finalmente chiarire come un fantasma fiscale abbia potuto ricevere una notifica così dettagliata.

Dario Lessa