Maneskin, Damiano e Thomas si baciano in Polonia in supporto del Pride

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Maneskin, Damiano e Thomas si baciano in Polonia in supporto del Pride

Andrea Sanna | 27 Giugno 2021

Damiano David Maneskin Thomas Raggi

Durante il Polsat SuperHit Festiwal 2021 in Polonia, Damiano e Thomas dei Maneskin si baciano in supporto del Pride. Il video del momento

I Maneskin a Vanity Fair: “L’importanza di essere liberi”

Durante le prime settimane di giugno, mese del Pride, i Maneskin hanno rilasciato una bella intervista a Vanity Fair. Qui hanno parlato dell’importanza, per loro, di essere liberi nel potersi esprimere ed essere chi vogliono. Ecco le parole di Damiano David a riguardo:

«Già nel sentire una passione forte verso qualcosa che non è un mestiere canonico ma un linguaggio artistico, ti pone su un livello di anomalia, che non è né superiore né inferiore ad altri, ma ti mette nella condizione di quello che rompe gli schemi ed è pure in perdita, quello che sostiene grandi rischi nei tentativi che chissà però se da qualche parte ti porteranno mai. “A che pro se non ci campi?”. Vuoi dargli un’estetica, a questo tuo sogno, ma diventa “come ti vesti strano! Allora sei gay!”, che ora ho 22 anni e mi metto a ridere, ma a 17 faceva effetto anche a me».

A far da eco a queste parole ci ha pensato poi Ethan Torchio che ha aggiunto: «Che poi in fondo siamo tutti diversi non perché vogliamo essere alternativi ma perché davvero nessuno è uguale. Giustizia è essere giudicati in base a ciò che si fa e non ciò che si è. Giustizia è parità, rispetto, bellezza». 

Infine a lanciare un altro forte messaggio, tra i Maneskin, anche la bassista Victoria De Angelis, che ha aggiunto:

«Tacchi per gli uomini che ci si piacciono, baci tra noi, abbiamo una mente aperta, estesa, e ne andiamo orgogliosi. Gli orizzonti si fanno vasti, oltre l’oppressione di famiglie conservatrici. Con l’informazione in Rete si arricchisce la conoscenza e con lei le possibilità che le minoranze saranno sempre meno minoranze, perché le maggioranze saranno sempre meno maggioranze. Così si abbasserà il volume agli insulti e ai bullismi.

Se i social arrivano in un paesino di 50 anime a svelare a una che ha paura del buio che qualcuno ha provato quella sua stessa paura, non c’è più la necessità di darle un nome, a questa paura, di marchiarla con etichette che a loro volta limitano, costringono. Su di me le definizioni hanno sempre avuto questo effetto. Nel giudizio di una persona il genere non andrebbe neanche considerato. Figuriamoci l’orientamento».

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