Maurizio Iengo: “L’arrivo dei figli e la crisi di mezza età sono i momenti più critici”
Il tradimento rappresenta oggi la causa scatenante nel 40% dei divorzi e delle separazioni in Italia, un dato che evidenzia…
Il tradimento rappresenta oggi la causa scatenante nel 40% dei divorzi e delle separazioni in Italia, un dato che evidenzia come questo fenomeno stia profondamente modificando il tessuto sociale del nostro Paese. Le statistiche parlano chiaro: oltre il 25% degli italiani ha tradito almeno una volta nella vita, con percentuali che raggiungono il 64% per gli uomini e il 48,5% per le donne. Un fenomeno che non risparmia nemmeno i primi anni di matrimonio, dove il tasso di infedeltà tocca già il 27% per gli uomini e il 21% per le donne nel primo anno di vita coniugale.
Le dinamiche del tradimento secondo gli esperti
Lo psicologo Maurizio Iengo, specializzato nel supporto alle coppie in crisi per tradimento, delinea un quadro complesso delle dinamiche che portano all’infedeltà nelle diverse fasi della vita. «Quello che succede è che tipicamente la persona tradita subisce un vero e proprio trauma» spiega Iengo, «e questo vuol dire creare una rottura fortissima, non solo in termini relazionali. Spesso ci sono dei veri e propri aspetti depressivi. E questo chiaramente ha un effetto enorme anche sui figli».
Le fasi della vita giocano un ruolo cruciale nel determinare quando e perché si tradisce. Nei primi anni di relazione, il desiderio di esplorazione e conoscenza porta spesso i più giovani a cercare esperienze al di fuori della coppia. Ma è nella fascia dei 30-40 anni che si registra uno dei picchi più significativi, spesso coincidente con l’arrivo dei figli. «L’aver avuto un figlio genera un grande terremoto emotivo. Un figlio assorbe tutta l’energia e l’attenzione del partner. E ci fa sentire soli. Il messaggio che passa è: ti ho sostituito. E più ci sentiamo sostituiti, più cerchiamo qualcuno che ci restituisca quello che abbiamo perso».
L’infedeltà nella mezza età
Un fenomeno particolarmente preoccupante emerge nella fascia d’età tra i 40 e i 60 anni: quella che lo psicologo definisce bulimia emotiva. «Mi devo abbuffare di emozioni perché ho paura di non vivere abbastanza intensamente. Con l’avanzare dell’età, ci guardiamo intorno e ci chiediamo: quindi è questa la mia vita, è finita qui? Ed emerge il bisogno di vincere la propria mortalità». In questa fase, molte persone inseguono fantasie di una seconda giovinezza attraverso relazioni con colleghi o conoscenti più giovani.
La trasformazione della coppia in famiglia rappresenta uno dei momenti più delicati. Le donne spesso faticano a sentirsi ancora donne, diventando esclusivamente madri e perdendo quella componente di seduttività che fa parte della loro identità. «Da quando è nato mio figlio, la mia vita è diventata un disastro» confessano alcune pazienti, vergognandosi di questi sentimenti. «Mi prende così tante energie e risorse che non mi sento più una persona, ma una mucca da mungere».
La sopravvivenza delle coppie e la ricostruzione della fiducia
Nonostante la devastazione che il tradimento porta con sé, le statistiche mostrano che tra il 45% e il 75% delle coppie sopravvive all’infedeltà, continuando la relazione nonostante tutto. Gli psicologi utilizzano gli stessi strumenti terapeutici impiegati per traumi gravi come violenze sessuali, morti improvvise o incidenti, a testimonianza della profondità delle ferite inflitte.
«La coppia può migliorare dopo un tradimento?» si chiede Iengo, citando il caso di una paziente che gli ha detto: «È colpa tua che sono ancora qua, perché mi hai convinto che era possibile star meglio dopo un tradimento. E ti devo dire la verità, effettivamente vedo mio marito molto migliorato. Però non mi hai detto quanto fosse difficile».
Il fenomeno del tradimento si intreccia anche con nuove forme di infedeltà, come quella finanziaria, dove il 76% delle coppie che ha scoperto bugie economiche ha riscontrato gravi ripercussioni sulla relazione.
Biologia, emozioni e relazioni
La complessità del fenomeno affonda le radici nella biologia: «Siamo creature straordinariamente complesse, capaci sia di legarci profondamente a una persona ed esserne tremendamente gelosi sia di provare attrazione per altre. E mentre ci innamoriamo, sperimentiamo cambiamenti neurobiologici significativi: si riduce l’attività dell’amigdala – l’area cerebrale legata alla paura e alla valutazione del pericolo – e si modifica il funzionamento della corteccia prefrontale, quella che governa il ragionamento critico. È come se la biologia stessa ci rendesse meno razionali proprio quando dovremmo esserlo di più. Capisci quanto viviamo di contraddizioni proprio perché siamo biologicamente contraddittori».
Il lavoro degli psicologi si concentra non solo sul superamento del trauma, ma sulla possibilità di ricostruire un rapporto più forte. «Tuttavia, il percorso richiede l’affrontare altre sfide, spesso sottovalutate: un’analisi accurata delle difficoltà e dei meccanismi disfunzionali nella coppia, la ricostruzione della fiducia e la riconnessione emotiva secondo un metodo ben preciso. Dedicare poi spazio anche ad alcuni incontri individuali, è fondamentale per evitare che alcune dinamiche restino sommerse. Questo permette di lavorare su questioni difficili da far emergere in coppia».
La sfida per le coppie consiste nel trovare un equilibrio tra le pulsioni biologiche, le aspettative sociali e la costruzione di una relazione duratura in un’epoca di cambiamenti accelerati.
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