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GFVip: la rivincita di Donald Trump

Matteo Osso | 11 Ottobre 2016

Grande Fratello Vip

Me lo immagino incartocciato in una vestaglia da camera di seta sintetica (che lui crede rigorosamente vera e proveniente da […]

Me lo immagino incartocciato in una vestaglia da camera di seta sintetica (che lui crede rigorosamente vera e proveniente da Como) con stampe damascate in oro tipo tappezzeria di Versailles, spiaggiato su un divano di pelle capitonné color tabacco, davanti ad un caminetto a gas dai finti ciocchi in ceramica dipinta a mano in una fabbrica messicana sovrastato da un mega schermo a mille pollici.
Il viso è color terra di Siena, il ciuffo si dirama nell’etere come un comunicato stampa, in mano il telecomando da un lato e un cilindro di cristallo intagliato in forme geometriche ricolmo di whisky e ghiaccio dall’altro. E si sfrega le mani bofonchiando incomprensibili gemiti di soddisfazione come il cane Muttley, pregustando un eventuale futuro nel nostro Paese.
E’ il Tycoon, reduce da una settimana di sacrosante bastonate per il modo in cui ha dimostrato di considerare le donne, capace di suscitare uno sgomento assoluto e trasversale (desta meraviglia che abbia ancora una moglie, nemmeno la più stakanovista delle professioniste sarebbe rimasta impassibile davanti a così tanta roba), che ieri sera ha visto rinascere i suoi sogni di gloria tra le mura di cartone della casa dei vip.
Eh, già, fiumi di parole si sono già scritti su quello che è successo. Eliminazioni, regolamenti, litigate in studio, scarpe di Le Silla.
Ma l’amara valutazione che qualche ora dopo emerge, già di per se ridotta all’osso, è che ieri sera le signore della casa non hanno dato di sé un grande spettacolo (fatte naturalmente le dovute eccezioni).
Le abbiamo viste, in ordine sparso:
– prodursi in scenate di gratuito isterismo
– allungare mani alla ricerca della pietra. Non sappiamo se fosse verde come nel film, ma pare sia stata trovata
– confrontarsi sui grandi temi dell’amore nella totale inconsapevolezza lessicale di chi non conosce la differenza tra diritto e dovere
– tentare la carta del “vado avanti io” nell’intento di recuperare una fonte di reddito e notorietà gettata nel cesso dalla raffinata furbizia del proprio marito
– pontificare sull’essenza della vita
– maledire le telecamere (IN UN PROGRAMMA TELEVISIVO?)
– insultare innocenti signorini
– rivendicare diritti di proprietà su un uomo come neanche in una puntata di forum
– parlare in un italiano incerto da una nuvola di cipria e doppie punte, con turgide labbra sbrilluccicanti di burro e gioia per difendere mariti indifendibili, la cui carriera ha le stesse speranze di un gatto in tangenziale
– ravanare con gioia nelle proprie pudenda a caccia di una purea che, coerentemente, era di patata
– eleggere il dialetto romanesco a lingua nazionale
In tutto questo l’unico uomo che aveva modo, maniera e motivo di prendere le distanze da se stesso e, dimostrando di avere gli attributi anche fuori dal piumone, avrebbe potuto giocare la carta della lettera per chiedere scusa alla madre dei suoi figli nonché ai figli stessi cosa fa? Scrive all’invisibile spinzettato, orgoglioso protagonista di sessismo e omofobia.
Meno male che c’è zia Mara.