
Giovanni Acanfora e Pina Lodovico di Givova: sport, stile e gran cuore
Un marchio diventato un simbolo di qualità e stile
Givova è un marchio per lo sport che è diventato simbolo di qualità e di stile, creato da forti valori di una coppia che l’ha voluto con amore e determinazione
Sport, stile e gran cuore con Givova
Incontro Gianluca Pecchini, creatore con Mogol e Gianni Morandi della Nazionale Cantanti, la mitica squadra di calciatori cantanti che dalla sua fondazione nel 1980 ha raccolto decine di milioni in euro andati in beneficenza e di cui sono stato anche ufficio stampa da ragazzo, e mi dice che sta andando a Pompei nella sede di Givova per incontrare la famiglia Acanfora, Giovanni Acanfora e la moglie Pina Lodovico da ormai 16 anni con il loro marchio sponsor della Nazionale, ma poi vedo The Couple in Tv, il reality condotto da Ilary Blasi e anche qui vedo i concorrenti con le borse e le maglie con il marchio Givova.
Basterebbe, ma parte l’edizione dell’Isola dei Famosi e anche qui nelle foto di repertorio vedo le T-shirt disegnate da Givova. E come dimenticare Ballando con le stelle dove i danzatori indossano le loro tute? Ricordo Morandi che all’Isola di Pietro, una fiction di grande successo, indossava sempre questo marchio e lo stesso vale per Alessandro Gassmann e la sua fiction Il Professore. C’è poi un’infinità di squadre di calcio che usa Givova e non solo in campo. E questo è il risultato non solo di una sapiente opera di comunicazione da parte della moglie di Giovanni Acanfora, parlo di Pina Lodovico, che nonostante tre figli, Antonio, 22 anni, Giovanni Alberto, 20, e Vittoria, 12, ha affiancato da subito il marito quando 16 anni fa decise di creare una sua linea di sportwear.
Avvocato, quello che colpisce nella vostra storia e che se siete riusciti, partendo da una famiglia solida, a creare un successo imprenditoriale.
«Non è stato facile, anzi è stato un cammino durissimo, pieno di sacrifici e anche di privazioni. Ma la passione per il lavoro è stata fondamentale, una passione che accomuna me e mio marito, anche se al primo posto ci sono sempre stati la famiglia, i figli e il nostro rapporto».
Di solito le coppia non sopportano di lavorare insieme.
«Noi siamo fortunati, ma non perché abbiamo due caratteri uguali, anzi, siamo complementari, ma ognuno ha i suoi spazi ben precisi, le nostre competenze sono molto marcate. Giovanni, mio marito, è l’imprenditore, si occupa del prodotto, è un grande esperto di tecnica sportiva. Io mi occupo di amministrazione, sono amministratore unico della società, in più mi occupo degli aspetti legali, e anche di sociale e solidarietà, un aspetto che caratterizza da sempre il nostro lavoro».
Da sempre siete vicini alla Nazionale cantanti, così come siete sempre in prima fila nelle campagne fatte dalla Fondazione Telethon.
«E non potremmo certo farne a meno, fa parte della nostra natura, della nostra educazione e di quella che vogliamo trasmettere i nostri figli».
I vostri figli più grandi già collaborano con la vostra azienda?
«Antonio, il primogenito ha già una laurea in economia e management e si comincia ad affacciare. Segue un progetto, Givova Project, che si rivolge ai giovani e alla generazione Z e che punta molto sullo Street style, perché le tute come le felpe vengono utilizzate aldilà di qualsiasi attività sportiva».
Givova è stato lo sponsor ufficiale del Famoso Tour di Sfera Ebbasta. Ormai le tute sono state sdoganate, un’evoluzione partita da anni e avvalorata dal Covid?
«Ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa e cercavamo abiti più comodi che nello stesso tempo si allontanassero dall’idea di un pigiama o di una vestaglia da camera. E così abbiamo scoperto che le tute sono il giusto compromesso: si possono portare in casa e sono comodissime, ma ci si può anche andare a spasso, qualcuno perfino al lavoro e a scuola. Oltretutto, e Givova in questo è molto attenta, ci sono modelli che sono più che adatti al day wear».
Avete creato l’azienda nel 2008, oggi voi siete riusciti a creare un marchio che viene esportato in 46 paesi nel mondo, persino in Argentina e in Venezuela, con distributori ovunque e che conta 80 negozi mono marca tra negozi diretti e in franchising.
«Sì, il lavoro s’è molto ingrandito, ma è anche cambiato ed è per questo che ci siamo così sviluppati: partendo da capi creati per lo sport siamo arrivati a quello che viene chiamato il free time, il tempo libero della gente, che vuole essere comunque ben vestita e al tempo stesso comoda per i loro momenti di svago. E poi a tutto questo ci aggiunga pure l’online, che è un settore che curiamo particolarmente».
Vi siete sviluppati là dove siete cresciuti, a Pompei, e vivete a un passo dal Santuario.
«Forse la nostra famiglia e il nostro lavoro sono anche fortunati perché siamo protetti in questo nostro viaggio di lavoro ed amore dalla Madonna di Pompei cui siamo molto devoti».
Molti dicono che il vostro successo parte proprio dal vostro legame di coppia, quello è il vero segreto...
«Mio marito e io siamo stati fortunati a esserci trovati. E forse questa è stata una strada indicata e benedetta dal Santuario della Vergine. Certi incontri non avvengono mai per caso».