Azora Rais Pagliarulo 3 Novella 2000 n. 15 2022

Spettacolo

Azora Rais: il nuovo libro per un’analisi storica del Comunismo

Redazione | 4 Aprile 2022

Azora Rais, volto dello spettacolo, si cimenta nella scrittura con un’analisi del Comunismo fondata sulla sua esperienza in Bulgaria

Chi è Azora Rais

La scrittrice Azora Rais ci ha sorpreso con il suo nuovo libro, La Verità Nascosta. Il volume, edito da Pathos Edizioni di
Torino, è dedicato agli anni‘90 ed è basato sulla sua esperienza personale durante il regime comunista in Bulgaria.

Azora è famosa in Italia per le sue canzoni, pubblicate insieme a radio M2o, e per la sua carriera di modellafinalista del concorso Miss Bulgaria 2000.

Una lettura personale del Comunismo

Buongiorno Azora, e benvenuta sulle pagine di Novella. Cosa ci racconti del tuo nuovo libro incentrato sugli anni del comunismo, e perché hai deciso di dedicare questo libro a tuo marito Stanislao?

“Intanto vorrei esprimere la mia gratitudine per essere presente sulle pagine di uno dei giornali più letti e colorati d’Italia. Ho deciso di scrivere questo libro perché mi ero stancata di sentire opinioni sul comunismo da parte di chi non l’ha mai vissuto o compreso in tutte le sue modalità e sfumature.

Il comunismo non era una dittatura, ma uno status mentale attraverso cui si poteva vedere la realtà in un altro modo e da un altro punto di vista. Per prima cosa non comprendeva, anzi escludeva, l’egoismo umano, ossia lo sfruttamento e l’oppressione dei singoli per produrre ricchezze. Puntava invece molto sull’etica del lavoro e sulla coscienza umana. Un compito in cui ha completamente fallito, perché l’essere umano non è pronto a tralasciare l’egoismo o l’appartenenza a un gruppo, per esempio quello dei ricchi o dei potenti. Quest’analisi è frutto di un’esperienza personale, e credo che potrà solo arricchire storicamente chi la leggerà, senza creare un’opinione scontata.

Ho dedicato il libro a mio marito per due motivi: per amore e perché anche lui ha vissuto come me quel momento storico, per poi trovarci in un altro Paese dove non sempre ci siamo sentiti desiderati o apprezzati. Anzi, abbiamo avuto dei momenti diffcili solamente perché stranieri”.

Controllo e nostalgia

Abbiamo letto nel tuo libro che sotto il comunismo la criminalità era pari a zero, ma il controllo della polizia era molto forte. Ci spieghi questo passaggio?

“Penso che la gente deve sapere quello che vuole. Se desidera la sicurezza deve essere consapevole che essa è sempre collegata a un controllo non indifferente, e che dovrebbe toccare però solo chi ha violato la legge e non tutti i cittadini, come avviene ad esempio in Italia.

La vera contraddizione è che noi sotto il comunismo eravamo molto più liberi di quello che vedo oggi. In banca potevi tenere i tuoi risparmi e nessuno ti diceva in quale momento prendere una certa somma o limitarla. Potevi comprarti una macchina nuova senza dichiarare la provenienza dei soldi e non inciampavi in controlli per strada a ogni metro. Posso dire che c’era piuttosto un controllo invisibile, che però funzionava molto bene. Non girava la droga a scuola, né scomparivano dei bambini o degli adolescenti come succede oggi nell’epoca di internet.

Io mi sentivo fortunata a crescere in quel periodo in cui non c’era la violenza per strada o in famiglia, e vedevo tanti bambini che giocavano fino a tarda sera fuori, indisturbati e felici. Per me è stato il periodo più bello della mia vita, e che sinceramente rimpiango”.

La verità ha varie forme

Cosa diresti allora a quelle persone che raccontano dei lager comunisti o delle torture che gli sono state inflitte sotto il comunismo?

“Non conosco nessuno che abbia sofferto di torture sotto il comunismo, ma non posso nemmeno negare se qualcuno racconta una storia vissuta in prima persona. Sottolineo però che le ingiustizie si trovano ovunque, in ogni Paese di ogni angolo del mondo. Basti pensare che in Italia ogni anno 7.000 cittadini italiani entrano in carcerazione preventiva, e metà di loro esce innocente al processo. Allora, di cosa parliamo?”.

Il tuo punto di vista è veramente molto interessante, e secondo noi il libro merita un approfondimento. Perché secondo te la gente dovrebbe comprarlo?

“Perché nessuno di noi ha la verità in tasca, ma tanti pezzi di piccole vicende che possono contribuire a comprendere il grande quadro della storia, che non è mai scontato. Ognuno di noi ha vissuto un’epoca di cui è testimone diretto, e questo può essere sempre un motivo per scrivere un bel libro per tramandare alle future generazioni un pezzo della nostra verità”.

Grazie, Azora. E speriamo di incontrarti di nuovo sulle nostre pagine. Auguriamo tanto successo al tuo libro.

“Grazie a voi. Auguro a tutti i vostri lettori di avere sempre sete di verità!”.

a cura di Mattia Pagliarulo