Dai centri urbani alle periferie, cresce la microcriminalità minorile: armi facili, aggressioni e comunità in allarme

L’emergere di una nuova violenza giovanile

In diverse aree del Paese si sta delineando un fenomeno che supera l’episodicità. Le baby gang, gruppi di minorenni che si muovono con dinamiche di branco, agiscono sempre più spesso in modo organizzato, sfruttando un contesto che percepiscono come privo di conseguenze reali. Le aggressioni a passanti, le rapine improvvisate e gli atti vandalici rappresentano l’indice di una crisi educativa e sociale che fatica a trovare risposte.

Le città più esposte: Treviso e Verona come laboratorio del disagio

Treviso registra da tempo un primato allarmante nei reati commessi da minorenni. Risse improvvise, minacce con coltelli e aggressioni nei confronti di coetanei e adulti hanno trasformato alcune zone in spazi dove l’ordinaria socialità è stata sostituita dalla paura. A Verona si osservano dinamiche simili: gruppi numerosi occupano piazze e vie del centro, pronti a trasformare un battibecco in violenza collettiva.

Milano: tra movida e insicurezza crescente

Nel capoluogo lombardo il fenomeno è particolarmente visibile nelle aree più frequentate della città. Sui Navigli bande di giovanissimi si muovono con apparente disinvoltura, colpendo turisti e residenti con comportamenti che oscillano tra vandalismo e aggressioni mirate. L’utilizzo di bottiglie, spray urticanti o oggetti di fortuna non risponde sempre a un movente economico: spesso la violenza è fine a se stessa, strumento di affermazione del gruppo.

Accesso alle armi 

Una parte dei giovani coinvolti vede nelle armi un simbolo di status e controllo. Le testimonianze raccolte da varie trasmissioni televisive confermano un mercato nero capace di offrire pistole a costi bassi, accessibili anche a chi non ha risorse.

 

Un problema nazionale che richiede risposte…

La diffusione delle baby gang in territori molto diversi tra loro dimostra che non si tratta di un fenomeno marginale. Le cause sono molteplici: vuoti educativi, assenza di modelli adulti, scarso presidio del territorio, accesso illecito alle armi e un immaginario che tende a glorificare l’aggressività. Affrontare il problema richiede politiche di prevenzione, interventi rapidi nelle aree più esposte e un lavoro costante con famiglie e scuole.