Delitto di Garlasco, Garofano rompe il silenzio sugli accessori di Chiara Poggi: il nodo della cavigliera
L’ex comandante dei Ris chiarisce il ruolo dei gioielli repertati nel 2007 e spiega perché oggi, con nuove tecnologie, quel…
L’ex comandante dei Ris chiarisce il ruolo dei gioielli repertati nel 2007 e spiega perché oggi, con nuove tecnologie, quel dettaglio torna al centro dell’inchiesta
Nuovo focus sull’inchiesta: gli accessori di Chiara Poggi
Il delitto di Garlasco torna sotto i riflettori con un’attenzione rinnovata su un dettaglio rimasto a lungo sullo sfondo: gli accessori indossati da Chiara Poggi il giorno dell’omicidio. A fare chiarezza è Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, intervenuto per precisare informazioni circolate recentemente e ricostruire il lavoro svolto all’epoca.
La repertazione sulla scena del crimine
Garofano chiarisce un punto centrale: tutti gli oggetti presenti sulla scena del delitto furono regolarmente repertati, compresi i gioielli che Chiara indossava. Braccialetti, orecchini, un ciondolo e una cavigliera furono analizzati secondo i protocolli allora in uso. Uno degli orecchini, rinvenuto distante dal corpo, risultò perso durante l’aggressione, mentre altri accessori presentavano tracce di sangue.
Perché la cavigliera era un elemento chiave
Tra tutti gli oggetti, la cavigliera attirò particolare attenzione. Non tanto per le tracce ematiche, assenti sull’accessorio, quanto per la possibilità che potesse conservare materiale biologico dell’aggressore. Secondo Garofano, il trascinamento del corpo potrebbe aver impedito il contatto diretto con il sangue, rendendo l’oggetto potenzialmente “pulito” ma non per questo privo di interesse investigativo.
Gli esami del Dna e i limiti del passato
All’epoca, gli esami genetici sulla cavigliera non fornirono risultati utili. Le tecnologie disponibili nel 2007 non consentivano analisi più approfondite o su quantità minime di materiale biologico. Un limite che oggi, a distanza di 18 anni, potrebbe teoricamente essere superato.
Nuove tecnologie, ma restano le incognite
Garofano apre alla possibilità che le tecniche attuali possano offrire nuove risposte, ma invita alla prudenza. Il nodo centrale resta la catena di custodia: non è chiaro quali passaggi abbiano subito quegli oggetti nel tempo né se vi siano state contaminazioni. Un aspetto che potrebbe compromettere l’affidabilità di eventuali nuovi esami.
Intanto, giovedì l’incidente probatorio. Ed è già battaglia tra le parti, con i legali e i consulenti di Andrea Sempio.
Ph Claudio Mangiarotti/IPA