Gianni Versace moriva esattamente vent’anni fa. A Milano, nei giorni scorsi, tantissimi amici dello stilista ucciso nella sua abitazione a Miami sono andati alla messa per ricordarlo. Quei vent’anni sono passati in un soffio. Roberto Alessi, sul nuovo numero di Novella2000 (in edicola con lo speciale Estate) lo ha ricordato con un servizio che vi riproponiamo di seguito. Intanto, stasera La7 omaggerà Versace con uno speciale giornalistico.
Erano circa le tre, e mentre in ufficio portavo avanti il giornale, mi arriva una telefonata: «Gianni Versace è stato
ucciso poco fa a Miami». Uno shock. Ero talmente pallido che i colleghi erano perfino preoccupati per me. Ero e sono
amico della famiglia di Gianni, ho collaborato perfino con lui alla sua autobiografia. E in quel libro intervenivano anche
Santo, suo fratello, che ancora sento regolarmente, e Donatella, che ormai ho perso (io in Italia, lei nel mondo, io che a fatica tolgo le scarpe da ginnastica anche alla serata più formale, lei che porterà «il tacco dodici anche nella bara», come mi diceva).
Gianni tornava dal bar, dove era andato a prendere un caffè e a leggere i giornali italiani, a un passo dalla sua
villona di Miami, sulla Ocean Drive, ucciso da un certo Andrew Cunanan, marchettaro di cui non vorrei nemmeno
ricordare il nome e che già s’era macchiato di altri delitti.

Certe volte penso che se Gianni Versace non avesse vissuto in tutto quel glamour esagerato, tra quadri di Picasso,
mobili impero, ville faraoniche, scarpe di coccodrillo da cinque milioni (se le faceva arrivare da Londra), superstar mondiali come Elton John, Sting, Lady Diana, forse quel delinquente non sarebbe andato da lui. Erano in tanti i ragazzotti dalle
belle speranze che “in qualche modo a qualche party“ riuscivano a imbucarsi a Casa Casuarina, la sua villa di Miami. Versace non era selettivo, ospitava Madonna, ma da lui ci trovavi anche l’attore che non aveva ancora girato un film vero, il grande giornalista
e quello che aveva iniziato da poco. Andava a empatia (ha fatto scrivere a me la sua biografia, poteva andare da Enzo Biagi e non gli avrebbe detto di no). Men che meno era selettivo il suo compagno Antonio D’Amico che mi diceva
«Gianni comunque non ha mai dato troppe confidenze a nessuno». Certe volte penso, senza nessuna prova, che quel Cunanan ci aveva già provato ad avvicinarsi a villa Versace, ma era stato rimbalzato da qualche pierre che si occupava degli inviti a quei party,
e da lì gli è scattata la molla omicida, mossa dall’invidia, dal risentimento.
Questo mio pensare è quasi un modo per trovare un perché. Già, non c’è ancora un perché e sono passati 20
anni. «Quello era solo un pazzo», mi dice sempre Santo Versace. Tra pochi giorni tutti celebreranno il genio di Gianni, un genio certo, ma soprattutto un uomo buono che non ha mai fatto pesare il suo successo, la sua fama, la sua ricchezza. Mai. Mi ricordo quanto era gentile, con tutti, una volta ero nel suo ufficio e mi chiede: «Tutto bene?». Rispondo: «Sto ristrutturando il solaio per crearci una stanzetta, un casino avere muratori per casa vivendoci». E lui: «Ho gli stessi problemi con la casa di Miami». Capito? Stavo sistemando 25 metri quadri scarsi, lui una casa da 4mila con piscina e parco e si metteva al mio stesso livello.
La sua vicenda adesso arriva anche in una fiction con Edgar Ramirez nei panni di Gianni, Penelope Cruz, in quelli Donatella e, Ricky Martin che fa D’Amico, le foto non promettono bene (troppo glamour sfigato, troppo sangue, poca passione). Tocchiamo ferro. Non era così Gianni Versace.
Ricordo solo una cosa, dopo il libro scritto con me, ne ha fatto un altro con Electa, sul suo lavoro in sartoria, lo ha dedicato a Franca, lo stesso nome di sua madre, una donna non famosa, normale, ma che sapeva cucire e riconoscere tutti i tessuti, era la sua prima collaboratrice.
Questo fa capire chi era. Basta e avanza. Ciao Gianni, secondo me qualche santo in paradiso in questi ultimi vent’anni un paio di volte ha rotto il voto di povertà: non ha saputo resistere, e, con te lì, una giacchetta Versace se l’è fatta fare.

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