La leishmaniosi canina rappresenta una sfida significativa e complessa per i veterinari di tutto il mondo. Attualmente, la prognosi favorevole si verifica solo nel 30% dei casi trattati, mentre il restante 70% dei cani colpiti rischia danni irreversibili agli organi vitali. Inoltre, è frequente l’incapacità di mantenere stabili i risultati terapeutici, con ricadute che complicano ulteriormente la situazione.

Questa malattia è presente in ben 88 Paesi e, sebbene colpisca anche gli esseri umani, è in Europa particolarmente diffusa tra i cani domestici, con una stima tra i 2,5 e i 3 milioni di animali infetti. La leishmaniosi richiede un approccio multifattoriale, poiché il sistema immunitario dell’ospite gioca un ruolo decisivo nell’evoluzione della malattia.

Il Dottor Gianluca Barbato e un approccio innovativo

Gianluca Barbato, veterinario di lunga esperienza, ha dedicato la sua carriera alla ricerca di soluzioni innovative per affrontare questa patologia.
“Ho iniziato a mettere in discussione la farmacocinetica dei farmaci tradizionali”, ha dichiarato, spiegando come le sue ricerche abbiano portato a protocolli di trattamento personalizzati.

Barbato è oggi in prima linea nell’introduzione di biomarcatori innovativi per il monitoraggio della malattia, che potrebbero rivoluzionare la diagnostica veterinaria, consentendo un controllo più preciso della risposta alle terapie.

Classificazioni e protocolli su misura

“La mia classificazione della leishmaniosi in categorie cliniche distinte ha inizialmente incontrato resistenza nel settore, ma ora è ampiamente adottata”, ha spiegato Barbato, a dimostrazione di come l’innovazione possa superare le barriere accademiche e culturali.

Il suo metodo prevede protocolli adattati al singolo paziente, con risultati concreti:
“Abbiamo ottenuto risultati straordinari con protocolli su misura”, afferma, sottolineando come questo approccio migliori sia la qualità della vita degli animali, sia l’efficacia terapeutica.

La telemedicina come risorsa

Un altro pilastro del suo lavoro è l’uso della telemedicina, che consente di raccogliere grandi quantità di dati utili alla comprensione delle dinamiche della leishmaniosi.

“La tecnologia ci ha aiutato a capire meglio la malattia e a raffinare i trattamenti”, spiega Barbato, aprendo le porte a nuove opportunità nel campo della ricerca veterinaria.

Con l’aumento della consapevolezza e delle risorse, il futuro della cura della leishmaniosi canina appare sempre più promettente: una prospettiva in cui la scienza, la tecnologia e l’empatia si incontrano per il benessere dei nostri amici a quattro zampe.

Maggiori informazioni: www.barbatoclinic.com