I giudici di Torino annullano il trattenimento, non ravvisando alcun rischio per la sicurezza dello Stato

La Corte d’Appello di Torino ha messo la parola fine a settimane di incertezza giudiziaria, accogliendo il ricorso presentato dai difensori dell’imam Mohamed Shahin e disponendone l’immediata liberazione. Questo importante pronunciamento stabilisce la cessazione del trattenimento del religioso all’interno del Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) situato a Caltanissetta, dove l’uomo si trovava dal ventiquattro novembre. L’imam, figura di riferimento nel quartiere torinese di San Salvario, ottiene così una netta vittoria legale contro le misure restrittive che lo avevano colpito.

I magistrati piemontesi hanno analizzato attentamente le motivazioni poste a sostegno del provvedimento di espulsione firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, giungendo a una conclusione definitiva molto chiara. Secondo la valutazione del collegio giudicante, non sussistono elementi oggettivi e concreti che possano giustificare il mantenimento della detenzione per ragioni di sicurezza dello Stato o di tutela dell’ordine pubblico. La difesa aveva energicamente sottolineato l’assenza di pericoli reali, una tesi che ha trovato pieno accoglimento nelle aule della giustizia torinese.

Come conseguenza diretta della decisione della Corte, la questura di Caltanissetta ha tempestivamente emesso un permesso di soggiorno di carattere provvisorio in favore di Mohamed Shahin, consentendogli di riacquistare immediatamente la libertà personale. Questo retroscena rivela la rapidità con cui le autorità hanno dovuto adeguarsi al verdetto della magistratura di secondo grado, cambiando radicalmente lo status dell’imam. La comunità di San Salvario accoglie con sollievo la notizia della liberazione del suo leader spirituale, attendendo il suo ritorno a Torino nei prossimi giorni.

Dario Lessa