Spelacchio, il grande abete piantato in piazza Venezia a Roma, è morto. Il Comune vuole chiarezza. Dalla Val di Fiemme si difendono.

Spelacchio: tutti ne parlano. Tutti l’hanno soprannominato così perché appena arrivato in piazza Venezia (nel cuore di Roma, a pochi metri dall’Altare della patria) sembrava già moribondo per i suoi rami mezzi secchi e cadenti. L’albero è giunto dalla Val di Fiemme come avviene da molti anni. Ora il Comune di Roma vuole la verità, anche perché pare che tutta l’operazione sia costata circa cinquantamila euro. Dal Campidoglio hanno fatto sapere che l’abete e morto. Il Comune, nel vortice delle polemiche per l’operazione, vuole la verità.

La cosa più grave è legata al costo di tutta l’operazione, costata quasi 50 mila euro. E’ stato il senatore Maurizio Gasparri sui social, dove è molto attivo, a parlare prima di tutti dei costi con un video diventato subito virale. Dunque, soldi pubblici spesi per un albero, simbolo del Natale, che ha i giorni contati. Ma non sarebbe stato meglio piantarne uno e lasciarlo lì tutto l’anno? Quanto risparmierebbero i romani in questo modo? Sicuramente molti soldi. Oppure si potrebbe pensare a soluzioni alternative come un albero di sole luci e decorazioni.

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Intanto, la telenovela continua. Dalla Val di Fiemme dicono: “Quando è partito da qui era in ottima salute, era perfetto. Gli alberi di Natale vengono selezionati secondo stringenti criteri estetici. Noi non puntiamo il dito contro nessuno ma qualcosa a quell’albero è successo. È evidente. Ha subito uno stress troppo grande. In genere in quelle condizioni, come è sempre successo, un abete rosso resiste tranquillamente un mese, un mese e mezzo. E invece questa volta…”.

La PEFC Italia, la più grande organizzazione al mondo di certificazione forestale, sostiene che “la pianta era ricca di rami e aghi ed il proprietario l’aveva scelta per la sua bellezza, come per anni l’ha già fatto per piazza Venezia di Roma. Oltre ad una possibile rovina dovuta al trasporto forse incauto, è probabile che la pianta fosse stressata per la siccità che da 12 mesi ha colpito tutta l’Italia con piovosità ridotta al 50% (gli aghi di piante in queste condizioni cascano più rapidamente dopo il taglio)”.

Di Spelacchio, però, si parla in tutto il mondo. Addirittura qualcuno gli ha aperto, in modo burlesco, un profilo Twitter con tanto di foto. E’ diventato, nel bene e nel male, un simbolo. Non mancano neppure i turisti che ne approfittano per un selfie durante il loro soggiorno a Roma.

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Il grande abete ha fatto un viaggio di oltre 600 chilometri forse senza teli di protezione e acqua.Potrebbe, dunque, aver perso buona parte del verde arrivando nella Capitale già in condizioni critiche. Il Comune ha fatto sapere che è morto. Perché? Su Repubblica.it ha risposto Giulia Caneva, docente di Botanica all’Università RomaTre. “L’albero presenta un drastico depauperamento delle fronde, la cui causa è presumibilmente determinata da una disidratazione molto severa o anche da traumi subiti durante il trasporto per via delle condizioni a cui può essere stato sottoposto nel corso del viaggio, che in assenza di protezione possono causare un distacco prematuro degli aghi”.

 

FOTO DI REPUBBLICA.IT

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