Dal primo gennaio 2026 Sofia abbandona il lev mentre i cittadini temono l’inflazione nonostante le rassicurazioni della Banca Centrale Europea

La Bulgaria si prepara a compiere un passo storico verso l’integrazione completa nel cuore economico del continente europeo a partire dal prossimo anno. Dal primo gennaio 2026 il Paese balcanico adotterà ufficialmente l’euro mandando definitivamente in pensione il vecchio lev dopo quasi due decenni di attesa. Sofia ha fatto parte dell’Unione Europea fin dal lontano 2007 ma il percorso verso la moneta unica ha richiesto una lunga e complessa preparazione finanziaria.

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Il sondaggio, la Bulgaria storce il naso alla nuova moneta

Nonostante l’entusiasmo delle istituzioni politiche un recente sondaggio di Eurobarometro rivela che il quarantanove per cento dei cittadini bulgari guarda con sospetto alla novità. Gli abitanti della nazione più povera del blocco comunitario temono che il cambio possa innescare una spirale inflattiva difficile da controllare nel breve periodo. Il ricordo della drammatica iperinflazione vissuta negli anni Novanta spaventa ancora oggi le famiglie che vedono nel passaggio alla moneta unica un potenziale pericolo economico.

Per comprendere meglio questa diffidenza bisogna ricordare che la Bulgaria aveva già agganciato la propria valuta nazionale prima al marco tedesco e successivamente all’euro. Questo sistema di cambio fisso ha reso l’economia nazionale profondamente dipendente dalle decisioni di Francoforte ben prima dell’ingresso formale nell’eurozona previsto per l’anno prossimo. Molti osservatori ritengono che la mossa potrebbe aumentare l’instabilità sociale in un contesto già segnato da stipendi medi decisamente inferiori rispetto agli standard europei.

La Presidente della Banca Centrale Europea rassicura i mercati

Christine Lagarde ha cercato di placare gli animi sottolineando come l’ingresso nell’area euro stimolerà il settore del turismo e attirerà nuovi investimenti stranieri vitali. La Presidente della Banca Centrale Europea rassicura i mercati affermando che la moneta unica garantirà una protezione maggiore contro gli shock finanziari che colpiscono i mercati. I sostenitori del progetto europeo credono fermamente che l’abbandono del lev rafforzerà i legami strategici con l’Occidente garantendo una stabilità duratura a tutto il sistema.

Molti analisti locali sottolineano però il rischio che alcuni commercianti possano approfittare del cambio per arrotondare i prezzi dei beni di consumo verso l’alto. Questa preoccupazione appare particolarmente sentita tra le fasce deboli della popolazione che temono una riduzione drastica del loro già limitato potere d’acquisto quotidiano. Allo stesso tempo la moneta unica eliminerebbe i costi di conversione agevolando sensibilmente gli scambi commerciali con i principali partner europei e riducendo l’incertezza.

Il governo bulgaro dovrà lavorare intensamente nei prossimi mesi per convincere la metà scettica della popolazione che i benefici superano i rischi immediati. La sfida principale consiste nel garantire una transizione trasparente che impedisca speculazioni ingiustificate sui prezzi dei generi alimentari e dei servizi essenziali per tutti. Solo attraverso una vigilanza rigorosa la Bulgaria potrà trasformare questo passaggio epocale in una reale opportunità di riscatto economico per i suoi cittadini più giovani.

Dario Lessa