Lapo Elkann film Riccardo Scamarcio Gianni Agnelli

Spettacolo

Lapo Elkann diventa Gianni Agnelli in un film con Riccardo Scamarcio (INTERVISTA)

Redazione | 2 Aprile 2024

Nel film Race for Glory anche un cameo di Lapo Elkann nei panni di Gianni Agnelli: l’imprenditore ci racconta la sua esperienza sul set

Chi meglio di Lapo per vestire i panni di suo nonno Gianni Agnelli? Colpiscono molto le foto di Lapo Elkann sul set nel ruolo dell’Avvocato, l’imprenditore veste infatti i panni del nonno nel film Race for Glory di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio, nei panni di Cesare Fiorio, il direttore corse della Lancia Rally, che nel campionato 1983 riuscì a battere la favorita Audi.

Ma torniamo all’immagine di Lapo. Perché ci colpiscono così tanto le sue foto? Perché molti ricordiamo ancora le foto di quando morì il figlio dell’Avvocato Edoardo Agnelli. Era il 2000, chi c’era non dimentica quel tragico capitolo dell’impero famigliare torinese. Immagini arrivate veramente al cuore di ogni persona: un flashback ci riporta così ad uno dei momenti più bui per la famiglia Agnelli, nel cimitero di Villar Perosa, con l’Avvocato impietrito ma composto nel suo dolore. E si capiva che dietro al suo abito impeccabile si nascondeva l’enorme tragedia di un padre che viveva il momento più assurdo per una persona: sopravvivere al proprio figlio.

E molti ricordano al fianco di Gianni Agnelli un giovane Lapo Elkann. Allora aveva 23 anni, bellissimo ed elegante quanto il nonno, che sosteneva – ma senza sfiorarlo – accarezzandolo con tutta la sua empatia, trattenendo lacrime e disperazione per lo zio, morto suicida. “Un’anima bella”, come ci ripete quando lo incontriamo.

Quell’immagine ha trasmesso a tutti noi l’emblema di affetto assoluto e incondizionato di un nipote verso il proprio nonno.

Certo, un nonno molto particolare. Un nonno che si chiama Gianni Agnelli, all’epoca l’uomo più potente d’Italia, l’uomo amico dei grandi presidenti americani come John Fitzgerald Kennedy, consideratissimo anche dai grandi potenti dell’Est e Far East.

Un pensiero che fa breccia in un altro momento difficile per Lapo: il giorno in cui ci lasciò proprio Gianni Agnelli. E qui, ancora una volta colpì la richiesta di Lapo, che chiese espressamente di poter avere gli abiti del nonno, che in qualche caso fece rimettere a modello, anche se la maggior parte li tenne così com’erano, visto che l’Avvocato era già di suo un uomo molto in forma.

Ricordiamo infatti le uscite di Lapo con i gessati appartenenti al nonno. Pensate: quegli abiti li indossa ancora oggi.

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Intervista a Lapo Elkann

Hai scelto un completo di tuo nonno per il set di Race for Glory?

“No, non era un abito originale di mio nonno, ma è stata fatta insieme al regista, a Scamarcio e a tutto lo staff del film una ricerca molto approfondita per individuare tessuti e stile infinitamente simili a quelli che indossava mio nonno”.

Parte così la nostra intervista. Abbiamo raggiunto al telefono Lapo Elkann, per una chiacchierata fatta di ricordi, emozioni e l’inconfondibile spirito dell’impero Agnelli, che rivendica da sempre l’italianità nel mondo.

Però, anche adesso che hai creato una tua personale linea di moda, indossi ancora gli abiti di tuo nonno Gianni.

“Sì, certo. Non sempre. Ma se un giorno mi sento particolarmente fragile, oppure devo affrontare una situazione di tensione sono un rifugio sicuro per me. Avvolto nei suoi tessuti, nelle sue giacche mi sento più protetto. Come se lui da lassù mi trasmettesse l’energia che mi serve in quel momento.

Dopo i 20 anni dalla scomparsa di mio nonno ho capito che devi parlare di quello che concretamente fai. È meglio comunicare molto meno, ma comunicare molto meglio. La realtà dei fatti era che mio nonno aveva una curiosità incredibile, e pur essendo un imprenditore era anche un creatore. Lui è stato ispiratore per tante persone, perché il suo stile è ancora oggi fonte di ispirazione per molti, anche tanti giovani”.

C’è un suo abito che ami in modo particolare?

“Assolutamente sì, molti dei suoi completi li amo. Tra questi amo moltissimo un gessato che mi ha dato, e un altro con la ‘g’ di Gianni. Praticamente si tratta di un gessato che avevo ripreso quando ho lavorato con Frida Giannini e Gucci. Era un completo molto elegante, sembrava quasi un taglio inglese”.

Sul set di Race for Glory

Tornando al film, com’è stato lavorare sul set?

“È stata una grande emozione poter partecipare in un cameo al film Race for Glory del regista Stefano Mordini, incredibile, bravissimo, estremamente carino nella sua grandissima professionalità, come altrettanto Riccardo Scamarcio e tutto il cast del film. Devo dire, mi hanno fatto sentire a casa, e questo mi ha messo subito a mio agio e mi ha permesso di passare una giornata insieme a loro nel fare il cameo, che mi ha dato immensa gioia, orgoglio e grandissima felicità poter interpretare mio nonno”.

Chi meglio di te poteva vestire i panni dell’Avvocato?

(ride, ndr) “Mi ha dato una grande emozione, grandissima emozione direi anche. Volevo farlo nel modo migliore possibile, e Stefano Mordini, anche il suo protagonista, il bravissimo Riccardo Scamarcio, tutto il team mi hanno incentivato ad aiutare me stesso a dare il meglio di me. Dunque, non posso che essere grato a tutti”.

Ti sei emozionato nel rivederti poi sul grande schermo?

“Il risultato mi ha dato una grande gioia e soddisfazione: un film che emoziona. È un film fantastico per chi ama le auto, ma anche per chi vuole prendere gusto nell’amare le auto. È un film fatto di adrenalina, di avventura, ma di un’avventura vera e di un’avventura che è successa e che ha segnato la storia dell’automobilismo e del rally. Dunque estremamente stimolante, meravigliosa da vedere e da godersi tutta”.

Una storia che rivendica l’italianità vera…

“È una grande storia dell’ingegno italiano, che riesce sempre a battere la competitività di macchine straniere nel mondo delle corse. È una dimostrazione che gli Italiani, quando vogliono, sono più forti di tutti. E questo nella storia Race for Glory, nella storia di Lancia contro Audi, nella storia di Cesare Fiorio e nella storia dell’automobilismo italiano, è uno dei grandissimi racconti di una vittoria di noi italiani verso i tedeschi, dunque estremamente stimolante. Molto positiva per l’Italia e per l’industria automobilistica italiana, con la grande Lancia di allora che ci ha fatto tutti sognare”.

a cura di Matteo Calzaretta