Dalle preferenze sui pazienti dimessi alle pressioni sulle cliniche private: cosa emerge dalle accuse contro Roberto Palumbo e dai primi riscontri investigativi

L’inchiesta che scuote il Sant’Eugenio

Il caso esploso a Roma coinvolge Roberto Palumbo, primario di Nefrologia del Sant’Eugenio, arrestato mentre riceveva tremila euro in contanti. Oggi il collegio di disciplina valuterà la sospensione, mentre la Asl Roma 2 parla di “gravità inaudita” qualora le accuse fossero confermate. Il giudice dovrà ora decidere sulla convalida dell’arresto e sulle eventuali responsabilità di altri soggetti.

Come agiva secondo l’accusa

Secondo la ricostruzione della Procura, Palumbo avrebbe indirizzato i pazienti dimessi ma ancora bisognosi di emodialisi verso specifiche strutture private, tra cui Rome Medical Group, Diagest, Diaverum e Madonna della Fiducia. Un meccanismo che, secondo l’imprenditore Maurizio Terra – anch’egli arrestato – garantiva un flusso costante di pazienti alle cliniche coinvolte.

Pressioni e minacce

Le intercettazioni raccolte dagli investigatori mostrano un sistema di pressioni: le cliniche che non seguivano le indicazioni del primario rischiavano di perdere i pazienti provenienti dal Sant’Eugenio. In cambio, Palumbo avrebbe ottenuto vantaggi economici e una partecipazione indiretta in una società legata alla fornitura di strumenti per dialisi.

Pagamenti in nero e fatture sospette

Gli inquirenti ritengono che parte dei compensi, tra 4mila e 6mila euro, venissero corrisposti tramite fatture false o in contanti. La difesa respinge le accuse, sostenendo che le somme fossero legate a prestazioni professionali legittime. L’inchiesta ora dovrà chiarire l’esatta natura dei rapporti economici e l’eventuale coinvolgimento di altre figure.